domenica 26 agosto 2012

L’ascolto: un'arte d’apprendere per l’avvocato Consapevole

di Patrizia Bonaca



….”Vasudeva ascoltò con grande attenzione. Tutto assimilò ascoltando:
nascita e fanciullezza di Siddharta, tutti i suoi studi, tutto il suo gran cercare,
tutta la gioia, tutta la pena. Tra le virtù del barcaiolo questa era una delle più
grandi: sapeva ascoltare come pochi. Senza che egli avesse detto una
parola, Siddharta parlando sentiva come Vasudeva accogliesse in sé le sue
parole, tranquillo, aperto, tutto in attesa, e non perdesse una, non ne
aspettasse una con impazienza, non vi annettesse ne lode ne biasimo:
semplicemente ascoltava.
Siddharta sentì quale fortuna sia imbattersi in un simile ascoltatore,
affondare la propria vita nel suo cuore, i propri affanni, la propria ansia di
sapere…da ”“Siddharta” di Herman Hesse
 
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 Leggendo il codice deontologico della professione e in particolar modo le caratteristiche distintive dell’avvocato come l’integrità, l’obiettività, l’indipendenza, la competenza e la diligenza non posso fare a meno di introdurre una qualità, a mio avviso, propedeutica a queste ultime e cioè la capacità di “ascoltare” del professionista.
In prima battuta si potrebbe pensare che saper ascoltare sia una dote innata o acquisita con l’esperienza, ma in realtà, penso, pochi di noi si sono mai chiesti veramente in che modo ascoltino!
In effetti quale addestramento o formazione abbiamo ricevuto che ci permetta di ascoltare in modo da poter comprendere realmente, profondamente, una situazione, dal punto di vista di un altro essere umano?
L’autore, Stephen R. Covey, nel suo “Le 7 regole per avere successo”, evidenzia una regola d’oro per saper ascoltare e cioè:
“…prima cerca di capire….poi di farti capire…”
Penso che questa regola, per quanto semplice possa apparire, racchiuda il senso di come dovrebbe ascoltare un buon avvocato per essere e non solo apparire indipendente, competente e soprattutto obiettivo.
E’ il cosiddetto “ascolto empatico”
Per ascolto empatico si intende l’intento di comprendere l’altro, significa sforzarsi di guardare il mondo nel modo in cui l’altro lo osserva, cercando di capire cosa prova.
Ascolto empatico non significa essere d’accordo con qualcuno ma capirlo sia da un punto di vista emotivo che intellettuale.
“Empatia non è simpatia”…
Ascolto empatico2significa astenersi dal: Valutare; Inquisire; Consigliare; Interpretare; Schernire;
Generalmente ascoltiamo gli altri in modo autobiografico e tendiamo a rispondere valutando, inquisendo, consigliando e interpretando se non delle volte schernendo. Riporto,2 come esempio, una delle conversazioni più difficili anche se tra le più comuni e cioè quella con i nostri figli. (Tra parentesi è riportato lo stato d’animo del figlio )
Figlio: “Papà non mi piace andare a scuola, non ha niente di pratico, voglio fare come il mio
amico che ha smesso e ora lavora” (per me è diventato un vero problema la scuola e
questo anno rischio di essere bocciato)
Il padre risponde inquisendo, consigliando e valutando:
andare a lavorare ora…, stai scherzando vero ? (non sarebbe contento di me se smettessi
di studiare);
Cosa c’è che non va figlio mio? (allora è interessato…)
Senti, ma hai provato sul serio a metterti a studiare? (…io ho un problema serio con la
scuola…non vuole capire…)
Ti rendi conto di quanti sacrifici stiamo facendo io e tua madre per mandarti ad una scuola
così di pregio (ecco…ora mi deve colpevolizzare, ma io ho un problema serio con la
scuola)
Adesso non puoi vedere i benefici derivanti dallo studio di certe materie e poi devi guardare
a lungo termine (eccoci…. ora inizia con la sua autobiografia,… a me interessa il mio
problema!)
Provo ora a dimostrare come dopo aver acquisito una certa competenza all’ascolto si può
ottenere un risultato migliore guardando il problema dalla stessa parte del figlio, per aiutarlo
a trovare una soluzione.
“il padre ascolta ripetendo le parole pronunciate e si sintonizza sullo stato d’animo
del figlio”
Papà non voglio più andare a scuola e per le persone che non hanno iniziativa!(figlio)
Non vuoi più andare a scuola è per le persone che non hanno iniziativa..(padre)
Si non voglio più andarci, perdo solo tempo…!(figlio)
Pensi che la scuola sia una perdita di tempo e non ti dia niente per il tuo futuro…..(padre).
Si il mio amico ha smesso di andare a scuola e ora guadagna tanti soldi…!(figlio)
Si vede che ti senti proprio frustrato dall’ambiente scolastico…...(padre)
Si che mi sento frustrato vorrei fare come il mio amico! (figlio)
Secondo te il tuo amico ha avuto l’idea giusta…...(padre)
Beh, penso di si bisognerà però vedere tra un po’ di anni! (figlio)
Pensi che tra un po’ di anni si pentirà di questa scelta …...(padre)
Beh si se non hai un diploma è veramente difficile farsi strada oggi…!(figlio)
Si oggi è veramente difficile…..(padre)
Ho delle difficoltà con la matematica e mi rimane difficile parlarne con l’insegnante. Tu non
lo dirai alla mamma vero?
Cosa pensi dovrei fare?............ !(figlio)
Questo per dimostrare come un giusta attenzione al modo di ascoltare può far emergere
l’essenza della conversazione che nell’esempio è rappresentata dalla difficoltà del figlio di
dover giustificare con la madre il suo possibile debito in matematica.
Imparare l’arte dell’ascolto può cambiare in meglio il nostro modo di fare consulenza
aggiunge quel non so ché di prezioso e unico che solo un professionista
consapevole può dare.
1 Patrizia Bonaca, dottore commercialista, mediatore Consob, formatrice, counselor. Esercita la libera professione a Roma da circa ventianni e si occupa principalmente di formazione nella materia della comunicazione e sviluppo del potenziale umano, nei contesti aziendali eprofessionali. E’ presidente dell’associazione “Industria dell’esperienza” che ha tra gli scopi principali quello della diffusione del counselinge delle tecniche adr.. www.industriadellesperienza.it
2 Cfr. Stephen R. Covey, Le 7 regole per avere successo, ed. Franco Angeli pag. 212

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