http://www.rodolfomurra.it/2012/03/chiacchierate-serafiche-al-tramonto/
di Rodolfo Murra
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Quella attuale, non c’è dubbio, è l’era delle piattaforme informatiche e della “connettività”: l’uso dilagante degli smartphones (solo apparentemente telefonini cellulari, in realtà strumenti “diabolici” con i quali si possono fare una miriade di cose) consente di rimanere in contatto “in rete” con molti utenti. A questi fini sono congeniali i cc.dd. social network, sostanzialmente meccanismi telematici in grado di permettere a gruppi di persone di essere in contatto simultaneamente.
A differenza di facebook, l’antesignana e storica di queste “reti sociali”, “Twitter” è utilizzato frequentemente anche da professionisti allo scopo di scambiarsi in tempo reale informazioni utili e concrete e non soltanto fesserie dette tanto per ingannare il tempo.
Un esempio in tal senso è quello messo in campo, oramai da qualche mese, dall’Associazione “Movimento Forense” che mediante Avvocatwit ha realizzato una rete tra legali i quali, oltre a scambiarsi informazioni che riguardano, in generale, la “politica forense”, utilizzano Twitter per comunicare lo stato dei servizi degli Uffici giudiziari in tempo reale. Si tratta, in altri termini, di un servizio svolto in completa autonomia, in base al quale ogni avvocato connesso informa il “foro” sull’esistenza di code in attesa presso una cancelleria piuttosto che presso uno sportello addetto alla ricezione di atti, ovvero rende noto agli altri a che punto è lo svolgimento di un’udienza davanti ad un determinato magistrato, ovvero comunica eventi che possono permettere di risparmiar tempo se appresi in anticipo (com’è il caso dell’infausto fenomeno dei rinvii d’ufficio, senza previo avviso, delle udienze).
Lo scambio di informazioni in tempo reale rende, ovviamente, una certa utilità a chi deve fruire dei servizi erogati dagli Uffici giudiziari e quindi la trovata dell’uso di Twitter è non solo geniale ma si pone anche come tentativo di surroga delle inefficienze degli Uffici medesimi, che in realtà dovrebbero essere loro a fornire informazioni costanti agli utenti.
Non solo: perché si è scoperto che l’uso di Twitter può essere foriero di notevoli pressioni sui “centri di potere”, che si rivelano estremamente sensibili ai condizionamenti che una grande massa di utenti è in grado di esercitare in modo simultaneo su talune decisioni che, altrimenti, verrebbero assunte “inaudita altera parte”. Un caso piuttosto emblematico di ciò è rappresentato dalla recente, civilissima, “sommossa” che gli avvocati hanno creato non appena su Twitter si è diffusa (e lo strumento consente ovviamente una rapidissima divulgazione di fatti) la notizia che presso il Ministero della giustizia si era insediata una Commissione deputata a studiare modifiche anche al processo esecutivo civile (denominata sciaguratamente “doing business”), all’interno della quale non era stato chiamato alcun rappresentante della categoria forense, mentre erano presenti quelli di banche, assicurazioni, imprese, ecc.
Il Ministero, visto il notevole tam tam di protesta degli avvocati “twittaroli” (di tutta Italia, ovviamente), è stato costretto a fare dietro-front e ad allargare immediatamente il “tavolo”.
Le rappresentanze politiche ed istituzionali degli avvocati, ovviamente, sono arrivate “sul pezzo” solo dopo tanto tempo che il revirement della Severino era stato, grazie al movimento degli avvocati presenti su Twitter, attuato.
Ovviamente moltissime realtà istituzionali (persino i Ministeri, gli Enti locali, ecc.) sono presenti con loro account su Twitter. Tuttavia, in controtendenza, abbiamo letto la delibera del nuovo COA di Roma del 26 aprile 2012 che, sollecitato da un gruppo di iscritti ad attivare un profilo Twitter (allo scopo ovviamente non di fare propaganda politica ma solo di fornire notizie utili alla comunità degli iscritti), ha detto di no, rigettando la richiesta.
Sarà per una prossima occasione.
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